Pigmalione: dal mito, all’esperimento

Racconto spesso ai miei pazienti la storia di Pigmalione, riportandola “a modo mio” e adattandola al senso specifico per cui ho deciso di raccontarla.

Voglio quindi condividere il percorso che questo racconto ha fatto, partendo dal mito di Ovidio, per poi passare alla commedia di George Bernard Shaw, fino ad arrivare all’esperimento condotto nel 1968 dal professore di psicologia Robert Rosenthal.

Il mito

Secondo la leggenda, Pigmalione, re di Creta, si era innamorato della bellissima dea Afrodite. Sapendo di non poterla avere, costruì una statua che riproduceva le fattezze della dea e la posizionò nel suo letto, per dormire con lei tutte le sere. Pigmalione pregò la dea Afrodite di animare la statua, perché solo in questo modo avrebbe potuto effettivamente amarla. La dea, mossa a compassione, esaudì il desiderio del sovrano; alla statua trasformata in donna fu dato il nome di Galatea.

La commedia

Pigmalione (Pygmalion) è una commedia di George Bernard Shaw ispirata al mito di Pigmalione come tramandato da Ovidio. Racconta la storia di Henry Higgins, professore di fonetica, che scommette con l’amico colonnello Pickering di poter trasformare la popolana fioraia Eliza Doolittle in una raffinata donna della buona società, insegnandole semplicemente l’etichetta e l’accento usato nelle classi più elevate. Higgins e Doolittle si avvicinano l’uno all’altro, ma alla fine lei rifiuta i suoi modi dispotici e annuncia che sposerà Freddy Eynsford-Hill, un gentiluomo nobile, ma povero.


L’esperimento

L’effetto Pigmalione è conosciuto anche con il nome di “profezia che si auto-avvera” o come effetto Rosenthal, dal nome dello psicologo tedesco che per primo parlò di questo fenomeno. Si tratta di una forma di suggestione psicologica per cui le persone tendono a conformarsi all’immagine che altri individui hanno di loro, sia essa un’immagine positiva che negativa.

In cosa consiste l’esperimento?

In una classe di scuola elementare, come previsto dai tempi, venne somministrato ai bambini una sorta di test d’intelligenza prima di cominciare l’anno scolastico; successivamente vennero comunicati i risultati agli insegnanti: in maniera del tutto casuale e indipendente dai risultati, vennero indicati alcuni alunni come dotati di un “potenziale superiore alla media di crescita intellettuale”. Otto mesi dopo venne verificato il rendimento degli alunni e si scoprì che effettivamente le prestazioni dei bambini indicati come dotati, erano state sensibilmente superiori.

Quando ci si aspetta un determinato comportamento da qualcuno, agiamo in modo che questo comportamento previsto accada con maggiore probabilità: gli insegnanti, convinti di avere a che fare con individui superdotati, avevano dato loro maggior attenzione e cura, creando le basi di un maggiore rendimento incoraggiato da un clima di successo; questi ragazzini avevano a loro volta percepito l’apprezzamento dei loro insegnanti ed avevano dato il meglio di sé.

 

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    Laura Grigis Psicologa Bergamo
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